Alla fine del 2019 fa la comparsa un nuovo coronavirus, il SARS-CoV-2, con una letalità stimata inferiore ad altri recenti virus, ma con un'elevata trasmissibilità e una lunga fase iniziale asintomatica.
All'inizio del 2020 tale malattia, chiamata COVID-19, viene subito classificata come pandemia, il che fa prevedere un crollo delle strutture sanitarie in tutto il mondo. Non esiste ancora alcuna cura efficace conosciuta e si pensa che il possibile sviluppo di un vaccino richiederà più di un anno.
Solo l'allontanamento fisico e le misure per limitare i movimenti umani possono mitigare l'impatto sulle risorse sanitarie degli stati.
Questo implica la cessazione o, comunque, una significativa riduzione delle attività sociali ed economiche considerate non essenziali per la sopravvivenza dell'insieme sociale.
Fino a quando non apparirà una cura o un vaccino efficace, il percorso biologico per l'acquisizione dell'immunità di gruppo potrà richiedere molto tempo con il costo di un numero molto elevato di vittime dirette e indirette.
Si pone un dilemma tra l'assistenza sanitaria necessaria, così come intesa finora, e il mantenimento dell'economia. Tale scelta mette a dura prova la società al momento di questa analisi, quando un gran numero di persone sono ancora confinate nelle loro case, ma le prevedibili conseguenze materiali minacciano di essere devastanti. In questo momento di grande incertezza, quando non ci sono previsioni affidabili e la scienza è ancora alla ricerca di soluzioni, facciamo questo tentativo collettivo di trarre alcune conclusioni dal punto di vista del Nuovo Umanesimo.